Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 in queste terre colpite dalla guerra, da una dura occupazione tedesca, con condizioni di vita sempre più difficili, si sviluppò un’intensa resistenza, armata e civile, che è valsa alla Provincia di Massa-Carrara la medaglia d’oro al valor militare e al Comune di Massa la medaglia d’oro al merito civile. In memoria, il Comune e l’Unione Europea questi sentieri ricostruirono.
Il 2 Settembre 1944 le autorità tedesche avevano ordinato lo sfollamento dell’intera popolazione di Massa: entro il 15 settembre gli abitanti avrebbero dovuto lasciare la città e dirigersi verso Parma. La popolazione si rifugiò per lo più nelle campagne, in grotte, sulle montagne, nelle cave vicine. Il 14 settembre 1944 le SS, in procinto di abbandonare la città, presero in consegna il carcere giudiziario situato al Castello Malaspina, trovandovi 168 detenuti.
La mattina del 16 li caricarono su camion e li trasportarono sulle rive del fiume Frigido, presso la chiesina di San Leonardo. Ammassati sull’argine destro del fiume, davanti a 3 grandi crateri di bombe, furono fucilati, gettati dentro le buche, i corpi ricoperti di terra. La cifra dei morti accertati varia da 147 a 149; di 3 detenuti si sa che furono risparmiati in quanto lavoravano per il comandante del distaccamento; della sorte dei rimanenti presenti sui registri del carcere non si hanno notizie certe. Gli uccisi provenivano da tutta Italia, oltre che dalla Albania, Grecia, Libia, e Svizzera.
Si trattava per lo più di detenuti comuni, a volte condannati per lievi reati connessi allo stato di guerra: così una donna uccisa, originaria di Zeri, era ristretta nella sezione femminile del carcere giudiziario per aver macellato clandestinamente un maiale, senza pagare il dazio. Questo crimine non ha nessuna motivazione di rappresaglia o di lotta antipartigiana, e trova spiegazione solo nella concezione razziale delle SS naziste, per cui persone deboli, malate, considerate socialmente inutili in quanto detenute per reati comuni, erano un peso morto per la comunità.
Gli autori dell’eccidio sono stati, con tutta probabilità, gli uomini della Feldgendarmerie della XVI SS Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS”, cioè la struttura incaricata di gestire il parco ostaggi della Divisione. Subito dopo la Liberazione ci si accorse dei cadaveri sepolti nelle fosse, e si procedette con un più accurato riempimento delle buche con terra, calce e creolina. Nel settembre 1945 si riesumarono alcune salme che, essendo in stato di avanzata putrefazione, furono nuovamente seppellite sul posto. Le salme furono riesumate soltanto nel 1947, dal 27 gennaio al 20 marzo 1947, ed identificate grazie all’opera preziosa di monsignor Angelo Ricci, cappellano del carcere.