Strage di Forno

 Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 in queste terre colpite dalla guerra, da una dura occupazione tedesca, con condizioni di vita sempre più difficili, si sviluppò un’intensa resistenza, armata e civile, che è valsa alla Provincia di Massa-Carrara la medaglia d’oro al valor militare e al Comune di Massa la medaglia d’oro al merito civile. In memoria, il Comune e l’Unione Europea questi sentieri ricostruirono.


Il 9 giugno 1944, i partigiani della formazione “Luigi Mulargia”, nata nel maggio 1944 e composta da vari gruppi di uomini della Versilia e del Massese, comandata da Marcello Garosi “Tito”, nell’aspettativa erronea di un imminente sbarco alleato fra Viareggio e Marina di Carrara, occuparono Forno, utilizzandolo come avamposto per azioni nella città di Massa.

Il Comitato di Liberazione Nazionale apuano, resosi conto dell’azzardo commesso, ordinò a più riprese che i partigiani abbandonassero Forno, inviandovi suoi esponenti di varie parti politiche; ma ancora l’11 giugno alcuni comandanti partigiani si riunirono con il pisano Olivero Tilgher, comunista, rappresentante militare del Comitato di Liberazione Nazionale toscano, per confermare Marcello Garosi “Tito” come comandante unico delle varie formazioni del Massese e della Versilia. Alla riunione non parteciparono i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale apuano.

Il 13 giugno era la festa di S. Antonio, patrono di Forno, e forse ciò può aver ritardato la ritirata dal paese, che era stata ormai decisa. Ma all’alba di quel giorno truppe italiane della X Mas e tedesche di stanza a La Spezia attaccarono Forno, cogliendo di sorpresa i partigiani, e conquistandolo dopo alcuni combattimenti, nel corso dei quali trovò la morte anche Marcello Garosi, il comandante della formazione. Furono quindi selezionati gli uomini: 51 di essi - disertori del distretto militare di Massa, sfollati, abitanti di Forno - furono deportati in Germania, gli altri, sospettati di essere partigiani, furono fucilati la sera del 13 giugno sulle sponde del fiume Frigido, sotto la chiesetta di S. Anna. 68 furono complessivamente le vittime di quella giornata: 56 furono fucilate, 2 perirono nel rogo della caserma dei carabinieri, 10 (fra di esse una donna colpita all’interno della propria abitazione ed un bambino di 9 anni) furono uccise negli scontri. Per crudeltà e accanimento contro i prigionieri si distinse il tenente Umberto Bertozzi, della X Mas.

Dopo quell’episodio la formazione partigiana “Mulargia” si sciolse: una parte degli uomini aderì al “Gruppo Patrioti Apuani”, formazione autonoma di Massa che si organizzò definitivamente nelle settimane successive, un’altra alle formazioni garibaldine dipendenti dal Comitato di Liberazione Nazionale viareggino.