Marcello Garosi

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 in queste terre colpite dalla guerra, da una dura occupazione tedesca, con condizioni di vita sempre più difficili, si sviluppò un’intensa resistenza, armata e civile, che è valsa alla Provincia di Massa-Carrara la medaglia d’oro al valor militare e al Comune di Massa la medaglia d’oro al merito civile. In memoria, il Comune e l’Unione Europea questi sentieri ricostruirono.

 Nato a Firenze il 27 marzo 1919, di estrazione borghese, sottotenente dei bersaglieri, sposato e con un giovane figlio, dopo l’8 settembre 1943 sfollò nel comune di Massarosa (Lucca), e fu uno dei primi organizzatori della guerriglia partigiana in Versilia. Comunista, in contatto con il Comitato di Liberazione Nazionale di Viareggio, ai primi di maggio del 1944 organizzò una formazione partigiana alla “Casa Bianca” sul monte Prana. Per impulso del Comitato di Liberazione Nazionale di Viareggio, nel maggio 1944 la formazione, intitolata a “Luigi Mulargia” (un patriota sardo caduto in combattimento sul monte Gabberi, in Versilia, il 17 aprile 1944), iniziò lo spostamento verso la Lunigiana, e al Campaccio, sopra Altagnana, entrò in contatto col Comitato di Liberazione Nazionale di Massa, che vi fece confluire un gruppo di partigiani comandati da Pietro Del Giudice “Pietro” e Alfredo Gianardi “Vico”. Successivamente fissò la sua base agli Alberghi, sopra il paese di Forno, alle pendici del monte Contrario. Ad essa si unì anche il distaccamento “Silvio Ceragioli”, intitolata ad un partigiano ventunenne della formazione di “Tito” ucciso in combattimento il 10 maggio 1944.

Il 9 giugno 1944 gli uomini di “Tito” occuparono Forno, non è chiaro se per iniziativa del comandante, del suo vice, o su invito di alcuni responsabili comunisti delle brigate Garibaldi in Toscana. Nonostante i ripetuti inviti di esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale di Massa perché i partigiani abbandonassero il paese, ed i dubbi manifestati dallo stesso “Tito” sull’opportunità di quella occupazione, il’occupazione del paese si protrasse per alcuni giorni.

Il 13 giugno 1944 i partigiani furono presi di sorpresa dal rastrellamento tedesco e fascista repubblicano. “Tito” morì in combattimento sulla roccia del Pizzo Acuto, davanti all’edificio dello Stabilimento di Filatura del Cotonificio Ligure, che aveva cessato la produzione nel 1942 e sarebbe stato fatto saltare dai tedeschi il 29 luglio successivo. La sua formazione si sciolse ed i suoi uomini confluirono nelle altre formazioni attive sulle Alpi Apuane. E’ stato insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria.